Il settore tessile è molto diffuso nelle economie industrializzate, ed essendo basato sulle tendenze genera prodotti dal ciclo di vita molto breve. Questo comporta un elevato accumulo di rifiuti, per lo più non biodegradabili. È necessario fare qualcosa per invertire questa triste tendenza: tutti i protagonisti, produttori e consumatori, devono fare la propria parte.
“Fashion is not necessarily about labels. It’s not about brands. It’s something else that comes from within you” (La moda non riguarda necessariamente le etichette. Non si tratta di marchi. Riguarda qualcos’altro, che viene dal profondo di te). Ralph Lauren
Who made my clothes?
I consumatori giocano un ruolo importante nella corsa al cambiamento. Da clienti siamo abituati a scegliere il nostro capo d’abbigliamento in base al gusto personale, alla sensazione che ci dà, alla tendenza, al prezzo o semplicemente al marchio. Da consumatori non ci soffermiamo a pensare a cosa si nasconde dietro al capo d’abbigliamento che scegliamo.
O meglio, non ci soffermavamo. Oggi, la situazione sta cambiando. Un numero sempre maggiore di persone informate e consapevoli si pongono interrogativi.
#WhatsInMyClothes?
È ovvio che dietro ad ogni t-shirt prodotta ci sono le vite degli operai tessili; è altrettanto vero che purtroppo gli stessi non sempre sono correttamente remunerati per il lavoro svolto.
È ovvio che per una t-shirt di cotone serve una lavorazione; così, per soddisfare il fabbisogno delle aziende di aumentare la produzione, soprattutto in seguito all’ascesa del fast fashion, si utilizzano regolarmente tessuti di scarsa qualità, trattati con sostanze chimiche tossiche (che causano problemi di salute, sia a noi consumatori che ai lavoratori che trattano i tessuti). Si osserva inoltre uno sfruttamento della manodopera nei paesi in via di sviluppo.
Un giusto salario e condizioni di lavoro dignitose sono diritti umani fondamentali. Non solo, rappresentano un’opportunità per uno sviluppo equo e duraturo delle economie e delle comunità.
Molte note aziende stanno modificando il loro modus operandi per allinearsi al cambiamento . Negli ultimi decenni sono nati diversi marchi totalmente sostenibili. Molti altri già esistenti, invece, si stanno adeguando proponendo collezioni ecosostenibili. Attenzione però al cosiddetto Greenwashing*.
La trasparenza fa la differenza.
La trasparenza della catena di produzione è un fattore indispensabile per assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori, nonché per migliorare l’impatto della produzione sull’ambiente. La mancata o parziale dichiarazione dei dati da parte delle aziende riduce il margine di miglioramento delle condizioni lavorative; di fatto ostacola il godimento dei diritti dei lavoratori. Priva i consumatori della possibilità di conoscere i materiali utilizzati, la lavorazione dei tessuti, nonché l’impatto ambientale e l'inquinamento che ne consegue.
La trasparenza crea fiducia tra produttore e consumatore.
I consumatori dovrebbero pretendere dalle aziende che ogni brand indicasse in modo chiaro e trasparente ciò di cui è fatto il capo che scelgono di indossare. Non intendiamo solo il materiale utilizzato; i consumatori dovrebbero essere informati riguardo l'eventuale tossicità del prodotto (ovvero le sostanze chimiche utilizzate); conoscere il luogo di produzione, l'impatto sulle comunità limitrofe; quali e quante risorse naturali vengono impiegate per produrlo.
Insomma, è fondamentale la tracciabilità del capo di abbigliamento e la trasparenza riguardo la sua impronta ambientale.
Magari non è chiaro a tutti: questo passo è indispensabile per il nostro pianeta, per ridurre l’inquinamento, per garantire dignità a tutti i lavoratori della filiera e per la nostra salute.
Vi consiglio questo interessantissimo articolo del 12/11/2020: http://www.abitipuliti.org/regole-vincolanti-per-le-imprese/un-passo-avanti-nel-confronto-sulla-trasparenza-di-filiera-in-italia/ : “La Commissione europea ha avviato un processo di consultazione finalizzato a formulare, nel corso del 2021, una proposta di direttiva che obbligherà ogni azienda europea ad effettuare verifiche sul rispetto dei diritti umani e del lavoro da parte dei propri fornitori sulle filiere globali. Questa iniziativa legislativa ha un potenziale senza precedenti …”
Attualmente esistono diverse applicazioni che ci consentono di ottenere informazioni sull’impatto ambientale di alcune aziende. Una di queste è l’APP Goodonyou.
A-dam, Kuyichi, SKFK, Flamingos’life, Thinking Mu, Dedicated: ecco alcuni marchi presenti nel nostro store che sono recensiti e valutati da questa applicazione.
La moda esiste per il piacere di tutti; per continuare ad esistere, evolvere e resistere, la via necessaria sembra proprio essere quella legata alla sostenibilità. 🌱🌍
Ti sei mai chiesto cosa indossi?
*Greenwashing è un neologismo inglese, che generalmente viene tradotto come ecologismo di facciata o ambientalismo di facciata, indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti, che venne instaurata già dagli anni '70.
R.A