In troppi ormai sono abituati a dismettere un capo di abbigliamento non perché usurato, bensì perché non più di moda o semplicemente non più gradito. Questo atteggiamento spinge alcuni marchi ad immettere celermente sul mercato una quantità di abiti che sovente supera l’effettiva domanda, ignorando i classici ritmi della moda.
Dato che una ridotta percentuale di questi abiti può essere riciclata, l’inevitabile conseguenza è un’enorme quantità di rifiuti.
Per noi il second hand e il Vintage sono una potenziale, parziale soluzione per rimediare al problema generato da chi produce smisuratamente.
Il second hand è uno dei principi base del pensiero circolare. Con la compravendita dell’usato tutto può essere recuperato, con vantaggi sia in termini di riduzione degli sprechi che di risparmio economico. Si definiscono “Vintage” quei capi di abbigliamento usati che testimoniano lo stile di un’epoca ormai passata.
C’è chi definisce il Vintage il nuovo lusso.
Le attuali giovani generazioni ci dimostrano quotidianamente quanto sia importante rispettare l’ambiente: i ragazzi si fanno portatori di questo messaggio per proteggere il loro e il nostro futuro. Sempre più spesso i giovani scelgono prodotti usati ed ecosostenibili; sono loro che nei prossimi anni detteranno le nuove tendenze all’insegna del “zero waste”.
Nel 2020, dopo un lungo periodo di progettazione, abbiamo finalmente avviato il nostro shop. I marchi che abbiamo selezionato rappresentano al 100% la nostra filosofia: solo abiti 100% ecosostenibili.
Con l’esperienza maturata durante il nostro primo anno e data la forte richiesta da parte della clientela, abbiamo deciso di ampliare il nostro progetto, inserendo nel negozio virtuale una sezione completamente dedicata al second hand. Se sei curioso da un’occhiata:
SECOND HAND. SECOND LIFE | Caminaròli Ethical Fashion (caminaroli.com)
]]>Fra i marchi presenti nel nostro store Caminaroli Ethical Fashion abbiamo scelto il brand Kuyichi, sia per lo stile e il design casual dei capi di abbigliamento che propone, sia per la sua (filosofia), pienamente in linea con gli ideali del nostro progetto.
Kuyichi prende il nome dal dio peruviano dell’arcobaleno, portatore di colore e positività in seno alla società.
Questo brand intende fare lo stesso nel settore della moda.
Il loro viaggio inizia in Perù, Sud America. Esplorando l’industria del cotone, i fondatori di Kuyichi constatano il forte inquinamento e povertà che soffoca le popolazioni locali, restandone letteralmente sconvolti. Decidono quindi di agire, avviando una collaborazione con i coltivatori locali, stimolandoli a produrre cotone equo e biologico. Trovare però acquirenti interessati al cotone biologico prodotto non è cosa semplice.
Quella del denim è una delle industrie più inquinanti nel mondo della moda. I fondatori di Kuyichi, non trovando acquirenti interessati, decidono di realizzare un marchio proprio, diventando i primi al mondo a produrre denim 100% biologico.
Da allora sono passati ben 20 anni! Rendendo Kuyichi uno dei brand pionieri del settore della moda sostenibile.
Tutti i prodotti realizzati da Kuyichi sono composti da materiali biologici e/o riciclati. Gli operatori della filiera sono trattati e pagati equamente. Tra le nostre selezioni potete trovare sia jeans per donna che per uomo, in vari modelli: regular, slim, straight, skinny, super skinny, bootcut, tapered, skirts, shorts… oltre a t-shirt, giacche e felpe.
Inoltre, Kuyichi produce cinture dallo stile classico-casual, progettate per durare a lungo. Sono realizzate utilizzando pelle 100% italiana del partner Montana; trattate vegetalmente, sono prodotte dal partner Sun Belts Europe in Marocco, per ridurre i rischi chimici derivanti dai metalli pesanti e altre sostanze nocive, proteggendo l’ambiente e i lavoratori.
Montana fa parte del LeatherWorking Group, un organismo che controlla i produttori di pelle per tutelare l’ambiente, disincentivando l’uso di sostanze chimiche e monitorando la quantità di acqua ed energia utilizzate nella produzione.
Tutti i prodotti Kuyichi - ad eccezione delle cinture (realizzate in vera pelle italiana) - sono certificati GOTS e PETA Vegan-Approved.
Kuyichi è totalmente trasparente! A dimostrazione del loro impegno etico in un’ottica di sostenibilità, ogni anno il brand redige un report che analizza il proprio impatto sull’ambiente (descrivendo i materiali utilizzati e i processi impiegati per la produzione delle collezioni) ponendosi come obiettivo il miglioramento degli indicatori per l’anno successivo.
Sei curios* di scoprire l’intera collezione presente sul nostro sito? clicca qui
]]>Purtroppo no. Non sempre ciò che viene coltivato può essere considerato ecologico.
]]>Purtroppo no. Non sempre ciò che viene coltivato può essere considerato ecologico. E no, non si tratta di una strategia di marketing: tra il cotone convenzionale e il cotone biologico ci sono differenze concrete.
Il cotone non convenzionale segue un percorso di semina e di crescita naturale, durante il quale non si cerca di accelerare la crescita della pianta o di aumentarne la resa. I tempi di lavorazione sono più lunghi ma la qualità del prodotto risulta essere migliore.
La raccolta del biologico avviene solo ed esclusivamente manualmente. Questo tipo di raccolta migliora la resa, perché le fibre non vengono danneggiate; si ottengono filamenti più lunghi, che rendono il cotone più morbido. Anche il diserbo avviene manualmente.
L’intero processo include procedure atte a diminuire il consumo di acqua ed energia, così riducendo l’inquinamento ambientale.
La pianta non necessita di trattamenti chimici per eliminare i parassiti. Si scelgono metodi naturali, utilizzando ad esempio delle bottiglie colorate che attirando a sé gli insetti evitano che questi danneggino il raccolto. Non utilizzare sostanze chimiche comporta maggiore sicurezza per i lavoratori e maggiore tutela per i consumatori che indosseranno il capo. L’utilizzo di pesticidi, inoltre, mette a rischio la salute del terreno e provoca innumerevoli danni ambientali.
Questi brevi esempi illustrano chiaramente un impatto tangibile sulla nostra salute. Utilizzare tessuti coltivati e trattati con sostanze nocive può renderci la vita davvero più difficile. Chi è tormentato da allergie e da dermatiti sa bene di cosa parlo; chi soffre di condizioni allergiche croniche è ancora più esposto al rischio di acuirle a causa del contatto prolungato con la pelle.
Recentemente noi di Caminaròli siamo state contattate dalla catalana ACAF BCN, e con entusiasmo abbiamo avviato una collaborazione.
L’associazione ACAF BCN si occupa di persone affette da fibromialgia, che hanno trovato nella moda sostenibile un valido aiuto e supporto per migliorare la loro vita quotidiana.
I tessuti lavorati biologicamente sono quasi sempre accompagnati da certificazioni che accertano che la coltivazione e lavorazione seguono rigide regole a protezione della natura e delle persone.
Le certificazioni sono sinonimo di affidabilità. Noi consigliamo di verificarne la presenza prima di acquistare un qualsiasi prodotto. La certificazione GOTS, ad esempio, assicura che il capo sia prodotto senza l’utilizzo di prodotti chimici pericolosi.
Questi sono alcuni dei motivi per cui le collezioni in cotone presenti nel nostro shop Caminaròli sono composte con cotone biologico al 100% certificato GOTS.
“Quando si effettua una scelta, si cambia il futuro.”-Deepak Chopra.
R.A
]]>“Fashion is not necessarily about labels. It’s not about brands. It’s something else that comes from within you” (La moda non riguarda necessariamente le etichette. Non si tratta di marchi. Riguarda qualcos’altro, che viene dal profondo di te). Ralph Lauren
Who made my clothes?
I consumatori giocano un ruolo importante nella corsa al cambiamento. Da clienti siamo abituati a scegliere il nostro capo d’abbigliamento in base al gusto personale, alla sensazione che ci dà, alla tendenza, al prezzo o semplicemente al marchio. Da consumatori non ci soffermiamo a pensare a cosa si nasconde dietro al capo d’abbigliamento che scegliamo.
O meglio, non ci soffermavamo. Oggi, la situazione sta cambiando. Un numero sempre maggiore di persone informate e consapevoli si pongono interrogativi.
#WhatsInMyClothes?
È ovvio che dietro ad ogni t-shirt prodotta ci sono le vite degli operai tessili; è altrettanto vero che purtroppo gli stessi non sempre sono correttamente remunerati per il lavoro svolto.
È ovvio che per una t-shirt di cotone serve una lavorazione; così, per soddisfare il fabbisogno delle aziende di aumentare la produzione, soprattutto in seguito all’ascesa del fast fashion, si utilizzano regolarmente tessuti di scarsa qualità, trattati con sostanze chimiche tossiche (che causano problemi di salute, sia a noi consumatori che ai lavoratori che trattano i tessuti). Si osserva inoltre uno sfruttamento della manodopera nei paesi in via di sviluppo.
Un giusto salario e condizioni di lavoro dignitose sono diritti umani fondamentali. Non solo, rappresentano un’opportunità per uno sviluppo equo e duraturo delle economie e delle comunità.
Molte note aziende stanno modificando il loro modus operandi per allinearsi al cambiamento . Negli ultimi decenni sono nati diversi marchi totalmente sostenibili. Molti altri già esistenti, invece, si stanno adeguando proponendo collezioni ecosostenibili. Attenzione però al cosiddetto Greenwashing*.
La trasparenza fa la differenza.
La trasparenza della catena di produzione è un fattore indispensabile per assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori, nonché per migliorare l’impatto della produzione sull’ambiente. La mancata o parziale dichiarazione dei dati da parte delle aziende riduce il margine di miglioramento delle condizioni lavorative; di fatto ostacola il godimento dei diritti dei lavoratori. Priva i consumatori della possibilità di conoscere i materiali utilizzati, la lavorazione dei tessuti, nonché l’impatto ambientale e l'inquinamento che ne consegue.
La trasparenza crea fiducia tra produttore e consumatore.
I consumatori dovrebbero pretendere dalle aziende che ogni brand indicasse in modo chiaro e trasparente ciò di cui è fatto il capo che scelgono di indossare. Non intendiamo solo il materiale utilizzato; i consumatori dovrebbero essere informati riguardo l'eventuale tossicità del prodotto (ovvero le sostanze chimiche utilizzate); conoscere il luogo di produzione, l'impatto sulle comunità limitrofe; quali e quante risorse naturali vengono impiegate per produrlo.
Insomma, è fondamentale la tracciabilità del capo di abbigliamento e la trasparenza riguardo la sua impronta ambientale.
Magari non è chiaro a tutti: questo passo è indispensabile per il nostro pianeta, per ridurre l’inquinamento, per garantire dignità a tutti i lavoratori della filiera e per la nostra salute.
Vi consiglio questo interessantissimo articolo del 12/11/2020: http://www.abitipuliti.org/regole-vincolanti-per-le-imprese/un-passo-avanti-nel-confronto-sulla-trasparenza-di-filiera-in-italia/ : “La Commissione europea ha avviato un processo di consultazione finalizzato a formulare, nel corso del 2021, una proposta di direttiva che obbligherà ogni azienda europea ad effettuare verifiche sul rispetto dei diritti umani e del lavoro da parte dei propri fornitori sulle filiere globali. Questa iniziativa legislativa ha un potenziale senza precedenti …”
Attualmente esistono diverse applicazioni che ci consentono di ottenere informazioni sull’impatto ambientale di alcune aziende. Una di queste è l’APP Goodonyou.
A-dam, Kuyichi, SKFK, Flamingos’life, Thinking Mu, Dedicated: ecco alcuni marchi presenti nel nostro store che sono recensiti e valutati da questa applicazione.
La moda esiste per il piacere di tutti; per continuare ad esistere, evolvere e resistere, la via necessaria sembra proprio essere quella legata alla sostenibilità. 🌱🌍
Ti sei mai chiesto cosa indossi?
*Greenwashing è un neologismo inglese, che generalmente viene tradotto come ecologismo di facciata o ambientalismo di facciata, indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti, che venne instaurata già dagli anni '70.
R.A
]]>Molti brand scelgono di delocalizzare la produzione nei paesi in via di sviluppo. La campagna mira a responsabilizzare le aziende di maggiore successo, che durante la pandemia hanno ridotto gli stipendi fra il 38% e il 50% della busta paga. Non solo, alcuni di questi brand hanno scelto di annullare o posticipare gli ordini e i relativi pagamenti. È importante precisare che annullando gli ordini o forzando sconti su merci già prodotte queste aziende costringono i fornitori a sospendere il pagamento dei salari dei dipendenti.
Una dozzina di marchi, tra cui Kuyichi, Nile, Taiyo e Know Supply, si sono già mossi per garantire il pagamento dell’intero salario in questo periodo di crisi sanitaria. Tocca ora alle aziende più grandi seguirne l’esempio.
Una curiosità relativa a Caminaroli: Skfk e altri brands che puoi trovare nella nostra selezione lavorano pagando ai fornitori le materie prime necessarie alla realizzazione degli abiti, con un anno di anticipo. Questo dà la possibilità alle comunità coinvolte di pianificare il futuro e incentiva gli agricoltori a trasformare i campi dalla produzione del cotone convenzionale a quella del cotone biologico.
Vuoi partecipare a questa campagna per chiedere ai brand di pagare i lavoratori?
Vai sul sito http://www.abitipuliti.org/regole-vincolanti-per-le-imprese/payyourworkers/
e scopri com'è possibile agire in prima persona.
R.A
]]>Ricordo in particolar modo una conversazione con una ragazza esperta di tessuti naturali, che ha trasformato la sua passione nel proprio lavoro, specializzandosi su uno dei tessuti organici più versatili al mondo: la canapa.
La canapa è una fibra naturale ecologica estratta dall’omonima pianta. Attualmente risulta essere il tessuto naturale più sostenibile in commercio. È un tessuto robusto e resistente, ma allo stesso tempo facile da lavorare, che dà vita a indumenti morbidi e confortevoli. È costituito da fibre cave e da fibre igroscopiche1; da questa combinazione di fibre consegue un’elevata capacità termoisolante (calda d’inverno e fresca in estate) nonché traspirante, in grado di assorbire l’umidità. Protegge dal sole, poiché in grado di riflettere naturalmente fino al 95% dei raggi ultravioletti e degli UVA. È biodegradabile2. Ha proprietà anallergiche e antisettiche naturali.
La canapa cresce in modo spontaneo, anche su terreni difficili da coltivare; le sue radici penetrano per più di 3 metri nel terreno, proteggendolo dal deflusso. Inoltre la sua coltivazione non esaurisce il suolo: aggiungendo materia organica al terreno lo aiuta a mantenere l’umidità, ciò consente un notevole risparmio delle risorse idriche.
È considerata una delle piante più efficaci dal punto di vista della fitorimediazione3 (termine coniato negli anni ’90 dalla ricercatrice Ilya Riskin, che, avendone studiate le proprietà, la utilizzò per ripulire i terreni contaminati dell’area di Chernobyl). La canapa ha la capacità di depurare il terreno, l’aria e l’acqua da sostanze inquinanti, che stocca al proprio interno. In tutta la filiera di produzione non vengono utilizzate sostanze chimiche tossiche e nocive per l’ambiente.
CURIOSITA’
Nel nostro negozio Caminaròli proponiamo due modelli di scarpe in canapa realizzate dall’azienda spagnola Flamingos Life. Le puoi trovare cliccando qui.
Tu hai mai indossato capi prodotti in canapa? Cosa ne pensi?
1Igroscopia: capacità di una sostanza o di un materiale di assorbire prontamente le molecole d’acqua presenti nell’ambiente circostante. Tali sostanze sono dette igroscopiche.
2biodegradabile: prodotto o composto chimico inquinante che, disperso nell'ambiente, si decompone facilmente in composti meno inquinanti, grazie all'azione di batteri o altri microrganismi.
3fitorimediazione: termine che indica la capacità di alcuni vegetali di depurare terreni, aria e acqua da sostanze inquinanti, per stoccarle al proprio interno.
4bioplastica: plastica prodotta con materiale organico, senza utilizzare derivati del petrolio. Simile alla plastica sintetica per resistenza e leggerezza, ma differente da essa perché 100% biodegradabile essendo prodotta da materia organica.
R.A
]]>Ogni anno quintali di plastica riempiono le discariche di tutto il mondo, ma come tutti ormai sappiamo non sono l’unico luogo ad ospitare il loro “fine vita”. Gli oceani, ad esempio, sono inondati di micro plastiche.
Chissà quante volte vi sarà capitato di leggere le ragioni per le quali la plastica può e deve essere riciclata. Oggi invece vorrei illustrarvi come avviene la trasformazione da una bottiglia di plastica a un tessuto.
Oggi molti dei capi di abbigliamento che indossiamo sono costituiti da poliestere. Questo materiale viene quindi prodotto ad un ritmo sfrenato per soddisfare il fabbisogno delle aziende produttrici. Sorge spontanea la domanda: perché continuare a produrre se abbiamo in circolazione una quantità esagerata di poliestere? È ormai più che constatato che, in termini di qualità, il poliestere riciclato non ha nulla da invidiare ai tessuti in poliestere vergine.
Alcuni nostri lettori hanno scoperto che il nostro sito propone alcuni prodotti generati da bottiglie di plastica riciclata, come gli zaini Lefrik, e si sono domandati: com’è possibile?
L’attuale tecnologia consente alle aziende di sviluppare soluzioni per trasformare i rifiuti di plastica in nuovi tessuti.
Naturalmente il tutto inizia con la raccolta delle bottiglie. Il colore della bottiglia fornirà il colore al filo che verrà generato; le bottiglie trasparenti creeranno un filo bianco. Si procede poi sminuzzando la plastica, che una volta triturata verrà essiccata.
A questo punto interviene l’estrusore: questo macchinario ha il compito di riscaldare e immettere la plastica in piccoli fori, per creare un lungo e sottile filamento che verrà tagliato in fibre più corte.
La fase finale, ovvero la trasformazione in filo, avviene attraverso la cardatura: in questa fase tutte le fibre vengono allineate nella stessa direzione e poi inserite in un filatoio, che ha il compito di trasformare il materiale grezzo nel filo che sarà utilizzato per la creazione di accessori o capi d’abbigliamento.
Grazie a questo procedimento Lefrik riduce l'utilizzo di acqua e l'emissione di CO2 per la produzione di ogni singolo zaino.
Sei curios* di scoprire l'intera collezione di questi zaini? sono stati prodotti utilizzando 20 bottiglie di plastica! incredibile, vero? clicca qui
R.A
]]>Stiamo sfruttando malamente ed eccessivamente il nostro pianeta ed è innegabile che il settore della moda abbia la sua bella fetta di responsabilità in merito. Questo ha portato gli esperti del settore a ricercare modelli di business sostenibili e/o circolari e a sviluppare progetti a protezione della biodiversità e delle foreste per tentare di ridurre l’impatto sull’ambiente.
Negli ultimi anni sono nati diversi brand 100% ecosostenibili che ci hanno dimostrato come sia possibile realizzare abiti di grande qualità, dal design eccellente e sorprendente (come le collezioni presenti attualmente sul nostro sito! 😜😎).
È giusto sottolineare il tentativo di noti e storici marchi di adeguarsi al cambiamento scegliendo un sistema di produzione più coscienzioso. Attenzione però al fenomeno del “greenwhasing”: la trasparenza in questo ambito è fondamentale.
La moda circolare rappresenta attualmente la soluzione migliore per salvaguardare la salute del nostro pianeta: ci permette infatti di ridurre l’inquinamento e di risparmiare risorse preziose. Si basa sulla realizzazione di un circuito chiuso, in grado di riutilizzare le risorse necessarie durante la produzione senza doverne impiegare di nuove, puntando su una produzione eco-friendly realizzata con materiali di alta qualità per garantire una maggiore durata della vita del capo d’abbigliamento, sul riciclo di fibre e materiali di capi giunti davvero a fine vita, e sul second hand.
Le aziende stanno tentando di indirizzarsi, seppur lentamente, verso una produzione più sostenibile.
Ora tocca a noi consumatori fare la nostra parte, prendendo esempio dai millennials. Sembrano infatti essere proprio loro a dimostrare una maggiore attenzione alla componente eco-etica di ciò che acquistano; a cercare e riconoscere il reale rapporto qualità prezzo di un prodotto.
Scopri alcuni tra gli articoli che puoi trovare nel nostro shop prodotti con cotone riciclato ♻️
R.A
]]>Il cambiamento. Quando abbiamo creato Caminaróli abbiamo pensato esattamente al cambiamento.
È in corso un eccessivo sfruttamento delle risorse ambientali. Gli agenti chimici utilizzati nei processi produttivi incidono negativamente sulla salute delle persone. Non sempre e non tutti i lavoratori implicati nei processi di produzione ricevono giusti compensi e godono di condizioni di lavoro adeguate. L’obiettivo della moda sostenibile è quello di creare un sistema che possa essere sostenuto nel tempo, sia in termini di impatto ambientale che di responsabilità sociale.
In Caminaróli non vogliamo però rinunciare allo stile: la nostra anima urban casual traspare in tutte le nostre collezioni.
Ispirate da famose fiere di moda sostenibile come la tedesca Neonyt, abbiamo selezionato solo brands 100% sostenibili, prediligendo innanzitutto la presenza delle importanti certificazioni GOTS e Fairtrade (se vuoi saperne di più) oltre che la partecipazione degli stessi a progetti ambientali come riforestazioni, pulizia degli oceani da plastiche e rifiuti vari e aiuti alle popolazioni indigene e ad altre attualmente sfruttate nel mondo.
Brands che producono seguendo fedelmente criteri etici e sostenibili per l’ambiente.
👖 Lo sapevi che durante la produzione, per il solo processo di lavaggio di un paio di jeans convenzionalie, vengono utilizzati in media 70 Lt di acqua? 😲
Il Brand KUYICHI ne utilizza solo 7 !
Scopri tutta la collezione della marca olandese disponibile sul nostro sito cliccando QUI 😎
R.A
co-founder
]]>Vi terremo informati sui luoghi 😉🚌
🌱🌿☘️🌲🌳
Ecco la mia intervista per la piattaforma web "Planeta Moda" dove racconto i miei primi passi nella moda sostenibile e l'apertura del punto vendita durante la pandemia dovuta al COVID-19.
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Franziska dejó Italia para abrir en Sitges Caminaròli Ethical Fashion, una tienda de moda sostenible. La inauguró el 7 de marzo, cinco días más tarde tuvo que cerrarla por la alarma sanitaria derivada del COVID-19. Ahora ya ha vuelto a re-abrir y es optimista porque sabe que la suya es la única tienda de esas características en esta localidad y confía en que el público sepa apreciar el producto. Pero, asegura que el confinamiento ha sido un palo duro que todavía nota por la ausencia de turistas en Sitges.
Como llegas al mundo de la moda sostenible?
Hace tiempo que quería entrar en el mundo de la moda, por eso estudié Escaparatismo y visual merchandising. Decidí montar una tienda de moda sostenible después de hablar con amigos que tienen desde hace más de 30 años tiendas de moda totalmente sostenibles en Alemania. Al hablar con ellos, me di cuenta que yo ya llevaba este estilo de vida: comprar solo lo que necesito, reciclar, cuidar el medio ambiente en general y dar la correcta importancia a los trabajadores… Aunque para mi era lo normal vivir y pensar así, me di cuenta de que no era un pensamiento común.
RELACIONES HUMANAS
En el mundo actual que parece que todo se mueva en la nube ¿Qué te hace decidir abrir una tienda física?
La razón principal es que para mi son muy importantes la relaciones humanas, especialmente en este momento histórico donde la gente “vive” en la nube. Creo que a las personas les gusta entrar e las tiendas, tocar con las manos el producto, hablar y tener relaciones humanas.
Eliges Sitges para instalarte ¿Qué te atrae de esta ciudad?
Sitges es una ciudad hermosa, llena de gente que llega de todas las partes del mundo. Hay una comunidad inclusiva y abierta, además el ayuntamiento cuida mucho de sus habitantes. El mar, el sol… Sitges para mi ha sido una elección de vida, no solo de trabajo.
MARCAS ESPAÑOLAS
¿Cómo has realizado la búsqueda de las marcas que tienes en la tienda?
Hice un análisis del mercado de la moda sostenible buscando solo marcas 100% sostenibles con certificación (GOTS, Fairtrade, Peta apporved Vegan, Lenzing Tencel etc). Además de que tuviesen certificación, valoré aquellas marcas que están comprometidas en proyectos sociales por el medioambiente y los trabajadores, como por ejemplo la reforestación, la limpieza del océano y ayudas a las poblaciones indígenas. Fui a la feria Neonyt en Berlín, para conocer a las personas que estaban detrás de esas marcas y poder tocar con mis manos sus productos.
El estilo que elegí es urbano-casual-chic, porque creo que se puede vestir sostenible y al mismo tiempo estar a la moda. La mayoría de las marcas que puedes encontrar en mi tienda son españolas.
¿Qué requisitos han de cumplir para tenerlas en tu tienda?
Como he explicado, todas las marcas tienen que ser 100% sostenibles y llevar certificaciones para poder comprobarlo.
Sabemos que la gente cada vez está más concienciada, pero ¿saben lo que es y que valores conlleva la moda sostenible?
Por mi experiencia personal creo que demasiada gente aún no sabe lo que es la moda sostenible y lo que conlleva. Es por eso que es muy importante el contacto con cliente y poderle explicar el proceso que está detrás de la producción de cada prenda, el impacto que tiene en el medio ambiente y en la vida de las personas.
FUTURO SOSTENIBLE
¿Cómo ves el sector de la moda en general en el futuro?
Creo que el futuro de la moda tiene que ser lo más sostenible posible.
¿Crees que los pasos que las grandes marcas convencionales dan hacia la moda sostenible es por conciencia ecológica?
Creo que cada paso hacia la sostenibilidad es importante. Siendo muy conocidas, estas grandes marcas, seguramente harán que un público mayor empiece a conocer y entender la moda sostenible.
MÁS INFO
Caminaròli Ethical Fashion
Calle san Pau, 23 08870(Sitges)
https://caminaroli.com/
Facebook / Instagram / telf. +34. 633 951 186
Marcas que puedes encontrar en Caminaròli:
– De Barcelona: Thinking MU, Brava Fabrics
– De Bilbao: SKFK
– De Alicante: Flamingos Life
– De Madrid: Lefrik, Ecophonic
– De Holanda: Kuyichi y A-Dam Underware
– De Alemania: GreenBomb